Eurostat rileva un buon livello di integrazione nel mercato del lavoro ed alti livelli di istruzione
Quale è nell’Unione Europea il livello di istruzione e di integrazione nel mercato del lavoro dei ragazzi di seconda generazione? Quanto è diversa la loro situazione rispetto a quella della prima generazione? L’origine straniera influenza il rendimento scolastico e l’inserimento nel mercato del lavoro? A queste e molte altre domande prova a dare risposta Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, in un rapporto diffuso il 28 ottobre scorso, sulla base di dati del 2014.
Nel 2014 all’interno dell’Ue più del 6% della popolazione totale era rappresentata da cittadini con background migratorio, per un totale di 18,4 milioni di persone suddivise tra coloro con almeno uno dei due genitori nati nell’Ue, ovvero il 4,4% (13,3 milioni) e quell’1,7 % (5,1 milioni) con entrambi i genitori nati fuori suolo comunitario. Tra i Paesi dell’Unione Europea con il maggior numero di cittadini di seconda generazione in proporzione alla popolazione residente, ci sono l’Estonia (21,4%), la Lituania (19,1 %), il Lussemburgo (16,2 %), la Francia (14,3 %), la Svezia (11,2%),e il Belgio (11%).
I dati Eurostat mostrano come, considerando l’Unione europea nel suo complesso, nel 2014 i cittadini di seconda generazione, di età compresa tra i 25 e i 54 anni, risultavano avere un tasso di istruzione terziara (laurea) più elevato dei loro coetanei non immigrati (38,5% contro il 30,9%).
È questo, in particolare, il caso dell’Italia (26,7% contro il 19,1%), Portogallo (45,2% contro 23%) e Regno Unito (46,8% contro 36,4%). Mentre in Belgio, Lussemburgo, Lettonia, Repubblica Ceca e Finlandia i fattori si invertono.
Notevolmente in crescita risultano anche i tassi di istruzione nel passaggio tra la prima e la seconda generazione. In media nell’Unione Europea si passa da circa il 30% di laureati nella prima generazione al 37% nella seconda generazione. In Italia la crescita è ancora più marcata, passando dal 12,7% nella prima generazione al 26,7 nella seconda.
Non solo i figli di migranti sono in media più scolarizzati dei figli di cittadini Ue ma lavorano anche (leggermente) di più. Nel 2014, in tutta l’Ue, il 79% dei cittadini di seconda generazione tra i 25 e i 54 anni aveva un lavoro contro il 78,6% dei”nativi”.
Occorre però distinguere gli occupati figli di “migranti” intra-Ue (l’81,1% dei quali lavora) e i figli di migranti extra europei (tra i quali il tasso di occupazione scende al 74%.)
L’Italia, rispetto alla media Ue, va in leggera controtendenza: nel Paese lavorano il 66,7% di figli di migranti contro il 68,6% di italiani figli di italiani. Lo stesso andamento si registra in Belgio, Croazia, Lettonia, Malta, Slovenia, Austria e Germania. I figli di migranti lavorano invece di più degli autoctoni in Ungheria, Bulgaria, Lussemburgo, Portogallo, Finlandia e Polonia.
Fonte: EUROSTAT
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